Speleologo per una vita
Non posso dimenticare una delle innumerevoli volte in cui i miei alunni si sono infilati quel casco e quell’imbrago e hanno disegnato sul loro viso lo stupore, l’eccitazione, la meraviglia, entrando in una grotta col loro insegnante. La stessa espressione che avevo io quasi 50 anni fa quando mi sono calato nell’Abisso Ancona della Grotta Grande del Vento e la stessa di quando, ancora oggi, entro in una nuova galleria mai percorsa, di quando varco quel buio apparentemente impenetrabile, umido e che sembra senza un limite.
Mi chiamo Amedeo Griffoni, classe 1957, a 15 anni mi sono ammalato di speleologia ed ancora non sono guarito.
Avrei potuto iniziare così questa rubrica dedicata alla scoperta dell’ignoto, una delle poche frontiere ancora non del tutto raggiunte ed esplorate dall’uomo. Le grotte sono un miracolo dell’acqua, che scava, allarga e ci permette di entrare in un mondo di fiaba, dove l’ombra e il buio si confondono, dove il sudore e la fatica vengono ricompensati ad ogni angolo. E pensare che ci sarebbero tante persone, le stesse che mi chiedono di fare questa esperienza, che non sanno quanto bello sia entrare nel cuore della montagna, scoprirne i segreti e capirne i meccanismi di formazione. Si perché una grotta è un libro aperto, ci racconta del tempo che scorre, inesorabile e ci colloca, piccoli piccoli, di fronte ad una storia di milioni di anni, fatta di arabeschi, di colate bianche e lucenti, di specchi d’acqua cristallina e pozzi bui e profondi.
Il nostro territorio è pieno di buchi che spesso rimangono solo tali ma non puoi scoprirlo finché non li raggiungi e li visiti. E questo fa della speleologia uno sport scientifico unico, perché unisce la passione per la natura e per il trekking ad uno scopo, una motivazione……. scalo quella parete, mi arrampico in quel bosco per vedere se quella finestra nera continua e quali segreti nasconde.
La speleologia è anche scienza, perché quello che vedi fuori, gli strati rocciosi e la loro genesi, lo comprendi meglio dall’interno. E’ un laboratorio di geologia e biologia, dove osservi realizzati certi meccanismi e ne scopri sempre di nuovi, spesso antichi e non presenti alla luce del sole, preservati dal buio e dal silenzio.Proprio recentemente abbiamo aperto un varco in un mondo incontaminato, una nuova grotta che abbiamo chiamato “La Grotta del Cervo Bianco”, scoperta per caso da uno speleologo del Gruppo Speleologico di Jesi, Michele Merloni che, in uno dei suoi giri tra le rocce del Monte Frasassi, ha visto il fumo della sua sigaretta scomparire inghiottito tra i sassi.
L’accesso a questa grotta è un piccolo foro tra gli alberi, ora protetto da un cancello; scendendo in quel pozzo verticale tra le radici si entra in un mondo incantato, dove gli organismi che vivono nelle grotte e il loro habitat si sono preservati. Sulle pareti coperte da morbidi strati di latte di monte, un deposito calcareo dovuto alla dissoluzione della roccia in posto, abbiamo trovato i segni della lotta per sopravvivere di animali caduti in quell’antro, come tassi e piccoli roditori ma anche di pipistrelli che ora però non abitano più la caverna.Abbiamo tutti un’immagine stereotipata della speleologia, qualcosa di inarrivabile, quasi da superuomini, ma non è così! Tutti possono iniziare e fare esplorazioni in base alle loro possibilità fisiche. Ed è un’attività che favorisce la parità di genere, non è per soli uomini come si crede! Vero è che per chi si sentisse attratto da questo strano sport rimane difficile trovare il modo di iniziare e provare.
Fare Speleologia oggi, nelle Marche? Facile! Tanti gruppi speleologici che organizzano corsi ed uscite dimostrative.ALLA PROSSIMA GROTTA!
Rubrica: Alla scoperta del territorio con gli esperti a cura di Amedeo Griffoni